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lunedì 7 giugno 2010

Altri due testi di @lberi:


Marcello Micheloni
- Paterno*

Mio padre quando è fiero di mostrarci qualcosa fa un’altra faccia. Quella volta lì no. L’idea era bella, niente da dire: un suo amico gli aveva messo su pergamena “le origini certe - sosteneva - della nostra famiglia”, con tanto di stemmi recuperati chissà come. Prima scritta: “Il ramo della nonna paterna risulta essere sassolese al 100%”. Cosa direi vera. Seconda scritta: “Il ramo del nonno paterno risulta essere sassolese al 100%”.
Mio nonno era abruzzese.
Da qui, in linea di massima, la faccia perplessa di mio padre. Di mio nonno ricorderò sempre che mi chiamava Marcellino nonostante io sia alto due metri; che non invitava mai la nipote femmina alle spaghettate e così noi giù che la prendevamo in giro; che mi ha fatto credere per 20 anni di avere una pallottola in un dito. Mio nonno non ha mai preso la cadenza emiliana. Mai. Zero di zero. In tanti tendono a mischiare l’accento d’origine con quello nuovo. Lui no. Ma mica per fare il fenomeno. Semplicemente non gliene fregava niente. Vacca boia, mi manca per questo.

*Paterno (TE) è il paese di 40 abitanti dove viveva mio nonno


Alessandra Stradella
- Metamorfosi

Amami. Chiedevo questo. Amami. Invocavo la morte. Immobile. I capelli mossi dal vento. Il corpo rigido quasi fosse di legno. Un cuore trafitto. Piangente. Soltanto desolazione intorno. Nessuno per me. Nessuno ad abbracciarmi. Voglio essere incisa da un cuore. Chiedevo questo. Alienata dal mondo. In piedi contro il vento. Sola. Lacrime taglienti. Il mio viso inconsapevole dei solchi creati dall'acqua. Sentivo la vita scorrere e arrivare fino ai miei piedi. Sotto terra nascondersi. Tra fango e vermi. Dentro le vene sangue. Lo sentivo. Cambiare colore sotto la mia carne. Diventare linfa. Respingevo l'ossigeno. Anidride carbonica. Chiedevo questo. Respiravo a fatica. Polmoni chiusi. Implosione di tristezza. Amami. Chiedevo questo. Soltanto amore prima del silenzio. Poi quella ruvida durezza. Quella corteccia a ricoprirmi le gambe. Rigida emozione. Non un solo movimento. Un grido. Soffocato, intermittente. Al vuoto. Un’eco distorta. E poi braccia contro il sole. Mani di rami che graffiano il cielo. E sotto, le radici. La vita.

3 commenti:

  1. Due testi parecchio diversi uno dall'altro: uno narrativo, senza fronzoli, efficace; l'altro più lirico, assimilabile a forme di prosa poetica, una confessione diaristica quasi. L'uno e l'altro, a modo loro, selezionati per @lberi.

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  2. Metamorfosi, mi piace. Se l'avessi scritto io credo che avrei scelto di non usare la punteggiatura, come nei flussi di coscienza. Ma non l'ho scritto io. Mi piace anche perché leggendolo mi sembrava di vedere un video (sarà per deformazione professionale?): immagini evanescenti ma con una grande forza. Bello.

    Paterno. leggerlo è stato piacevole. Il nonno mi è stato subito simpatico.

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  3. http://www.youtube.com/watch?v=emZbKWQpFIQ&feature=related

    Nonno simile.

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