PRIVACY

Questo blog utilizza cookies, anche di terze parti, per tracciare alcune preferenze dei visitatori e per migliorare la visualizzazione. Navigando acconsenti al loro uso. Qui puoi leggere l'informativa completa. No, voglio uscire.

giovedì 17 giugno 2010


Si conclude - con i due testi di oggi - la pubblicazione dei brani per @lberi.

A luglio, a metà luglio, Post42 torna in lettura a Reggio Emilia,
con la performance COLONIE.

Continuate a visitarci.
Meglio se siete dottori.


Gabriele Bassanetti
- Addio nespole

Fede era una bambina con un dono. Poteva far crescere alberi di quel che voleva. Voleva un albero di biscotti, piantava biscotti, voleva un albero di bambole, piantava bambole. Prima dell’inverno piantava maglioni, prima dell’estate costumi da bagno. E alberi di gelati, caramelle, cd. Gli amici si facevano piantare alberi di figurine e soldatini.
I vicini di casa avevano notato gli alberi di Fede. Qualcuno cominciò a chiederle un albero di telefonini, chi un albero di mocassini, chi un albero di camicie. Poi se ne accorsero le persone importanti. I governanti facevano la fila: “Fede, fai un albero di soldi, così non ci saranno più poveri. Fede, fai un albero di medicine così non ci saranno più malati”.
Lei faceva. Ma volevano sempre più alberi. E i poveri c’erano ancora, i malati pure. Allora Fede si stancò e decise che avrebbe stabilito lei quali alberi fare.
Fece alberi di mele, pere, uva, pesche, ciliegie, arance e mandarini e ogni genere di frutta.
Ma le nespole no. Quelle proprio le detestava.


Patrizio Epifani

L’appuntamento era per le 5 del pomeriggio sotto il platano grande, quello subito a destra dopo il chioschetto dei gelati. Fausto quel giorno decise di non pranzare. Passò la maggior parte del tempo a rileggere il messaggio di Luisa ’82 nella mail, così, tanto per non sbagliare orario o parco o anche solo per essere certo di non aver sognato tutto. Quando fu sicuro al 100%, si ficcò sotto la doccia e ci rimase più di 20 minuti. Alle 2 e 40, profumato e in anticipo di oltre 2 ore, Fausto era sotto il platano. Si portò dietro Il grande Gatsby, ma non riuscì ad andare avanti nemmeno di una pagina. Il parco lo distraeva. A un certo punto, mentre osservava una coppia di ragazzi che mangiava un gelato, gli si avvicinò una ragazza, bellissima.
Eccola, pensò, è Luisa. Quando lei gli fu abbastanza vicino, gli chiese l’ora.
Le 7 e mezzo, rispose lui forzando un sorriso. Mentre la ragazza si allontanava e Luisa ’82 se ne rimaneva nella propria vita, una foglia cadde ai piedi di Fausto.
L’autunno era arrivato, meglio tornare a casa.

Nessun commento:

Posta un commento

Lascia un commento. Se riesci a stare in 42 caratteri, meglio. Se no fa lo stesso.