Graziano Gattone
Io odio gli alberi. Odio la corteccia le radici e i rami, le foglie, le gemme, le infiorescenze, i frutti e il verde melograno a cui tendevi la pargoletta mano. Stanno lì, fermi; spesso rovinano il paesaggio, nascondono il bello e a starci sotto ti può cascare in testa una pigna o un cocco. Tutti assieme coprono il cielo, fanno foreste invalicabili, umide muffose e vermose, strisciate da un brulichio fastidioso e volatile che pizzica, punge, a volte avvelena.
Gli alberi sono pericolosi: ci vai a sbattere con la macchina e sono soldi e magari fratture o cassa da morto, ti ripari da un temporale e zac! un fulmine; ci fai sotto l’amore e zac! un figlio.
Senza alberi saremmo ancora lì, nel giardino dell’Eden: dove cazzo si prendeva la mela senza melo?
Magari una volta, ma oggi…
Per l’ombra ci sono gli ombrelloni, i padiglioni, le tensostrutture. Ci si può sbizzarrire: leggerezza, colori e fantasia. Il legno ormai è obsoleto, scomodo; non dà garanzie, è deperibile, instabile, anche brutto, non mentiamoci.
Il noce, l’ebano, il rovere, l’acero, il pino, per piacerci vengono sbiancati, colorati, drogati, strinati.
Plastica, laminati, cemento metalli cristalli, ecco il futuro delle case, del mondo.
E poi credetemi, gli alberi inquinano le menti!
il mio preferito in assoluto
RispondiEliminasamantha